visite guidate di Roma per privati e gruppi
A pochi passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, la “madre di tutte le Chiese”, si erge l’imponente Monastero dei Santi Quattro Coronati, uno dei monumenti più ricchi di storia, arte e spiritualità di Roma. Ed è proprio partendo dalla storia del complesso che inizia il viaggio alla scoperta di questo affascinante luogo di culto.
La storia dei Santi è ricollegata, da parte di alcuni, a quella di soldati romani uccisi perché cristiani. Altri, invece, sostengono che si trattasse di scalpellini che si rifiutarono di erigere una statua per il dio pagano Esculapio.
Le fonti archeologiche collocano, tra il secolo IV e il V, la fondazione della Chiesa dei Santi Quattro Coronati su un insieme eterogeneo di preesistenze, ovvero una vasta aula absidata, forse parte di una villa imperiale, e un grande battistero circolare. L’edificio subì un intervento di ricostruzione quasi due secoli più tardi, precisamente nel VII secolo ad opera di papa Onorio I. A questo intervento fece seguito quello del IX secolo, ad opera questa volta di papa Leone IV. Il risultato di quest’ultimo intervento fu una grandiosa basilica a tre navate, la quale vantava il pregio di essere una delle più importanti della Roma carolingia.
Danneggiata dal grande incendio delle truppe normanne del 1084, la basilica fu interessata da un nuovo lavoro di restauro nel 1116, per volere di papa Pasquale I. Questi modificò l’impianto basilicale, definendone così l’assetto che ancora oggi conserva. E precisamente, ridusse la parte ovest della basilica, in luogo della quale sorge oggi il c.d. “secondo cortile”, e fece inglobare la navata destra nel Palazzo Cardinalizio e quella sinistra nel monastero adiacente.
Giunti in via dei Santi Quattro n. 20, dinanzi a noi si manifesta un edificio singolare, a dir poco inusuale rispetto a quelli che si è abituati a vedere a Roma. Esternamente non ci sono né marmi bianchi, né colonne e paraste, ma solo un semplice edificio caratterizzato da una massiccia consistenza muraria che è sovrastato da una possente torre campanaria, alta ventidue metri.
Un piccolo portale ad arco immette all’interno del luogo di culto, dedicato ai Santi Coronati, come ci suggeriscono i resti di una raffigurazione ospitata nella lunetta.
E così si giunge al primo cortile che corrisponde al quadriportico della chiesa primitiva, al termine del quale ci si immette nel secondo cortile. Qui si possono scorgere i resti della precedente basilica realizzata al tempo di Leone IV: tre arcate sorrette da colonne e un frammento di architrave.
Superati i due cortili si procede con la visita della Chiesa. I grandi dischi di marmo e porfido dell’originale pavimento, il soffitto a cassettoni, i frammenti di affreschi medievali lungo le pareti delle navate e poi i sontuosi affreschi che decorano l’abside con le storie dei Santi Quattro Coronati, creano un effetto di stupore e meraviglia. La sensazione di benessere e tranquillità che si percepisce è davvero notevole; è come se le possenti mura dell’edificio isolino il luogo dal caos della metropoli.
Ma è la grande sala, detta “gotica”, con i suoi affreschi di età medievale, il vero gioiello dell’intero complesso. Siamo nella metà del Duecento quando il Cardinale Stefano Conti, nipote di Papa Innocenzo III, commissiona ai “Maestri di Anagni” la realizzazione di questi grandiosi affreschi sulle pareti del grande salone destinato ad accogliere ospiti illustri e ad amministrare la giustizia.
Gli affreschi dell’aula gotica offrono al visitatore una visione unica della concezione politica, cosmologica e teologica dell’epoca, e cioè dell’era federiciana, quando la Chiesa volle affermare a tutti i costi il suo potere temporale. Essi si configurano come rappresentazione della natura limitata dell’uomo e della funzione insostituibile della Chiesa nell’indirizzarlo e governarlo.
La lettura del ciclo pittorico inizia con le scene dipinte sulle pareti e sulla volta della campata meridionale. Su tre registri sovrapposti vi sono le rappresentazioni delle Arti del Trivio e del Quatrivio, dei Mesi, con le attività agricole che li caratterizzano, e dei Vizi. Qui la Vita Terrena, rappresentata attraverso i propri simboli, si contrappone alla Vita Spirituale, dipinta nella campata nord.
In quest’ultima campata gli affreschi hanno come tema la celebrazione della vita spirituale e la glorificazione della Chiesa attraverso le Virtù e le Beatitudini. Nell’affresco sono rappresentate Donne in abiti militari, che portano sulle spalle personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento che si distinsero nell’esercizio delle virtù.
Al centro, ben visibile, Salomone amministra la giustizia: potrebbe essere un’allusione alla funzione della sala; certamente è una rappresentazione del suo committente, Stefano Conti, giudice e giurista oltre che cardinale.
Tutto questo splendore veniva maggiormente valorizzato dalla luce naturale che, filtrando attraverso gli oculi, esaltava la bellezza e il significato delle scene ivi rappresentate.
Francesca Perna
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